A Cateura si vive alla giornata, rovistando tra i rifiuti della discarica più grande del Paraguay, e cercando di rivenderli in cambio di qualche soldo o qualcosa da mangiare. In questa cittadina alla periferia di Asunción, nel degrado e nella povertà, tra le polverose e popolate baraccopoli, i ragazzi vivono sulla strada di terra rossa battuta, tra fognature a cielo aperto e immondizia di ogni genere, con tutti i rischi che la strada porta con sé: la droga, la violenza, la delinquenza.
Nella miseria è molto difficile intravedere un futuro diverso dal presente. Quando si vive in una baracca di lamiera, nella promiscuità di una stanza per tutta la famiglia, i genitori disoccupati e alcolizzati, i servizi essenziali quasi assenti, nemmeno l’intenso azzurro del cielo e le soffici nuvole bianche che lo dipingono riescono a cancellare la tristezza negli occhi di chi sa che nulla cambierà.
Ma la speranza ha un seme che germoglia anche senz’acqua, e il talento non fa distinzione tra ricchezza e povertà. I guaranì che vivono da sempre in queste terre hanno dimostrato nel tempo grande inclinazione verso l’arte della musica, e proprio dalla musica arriva la salvezza. Fabio Chavez, ingegnere ambientale e insegnante, nutre il desiderio di riportare i ragazzi di strada nelle aule scolastiche e lo fa insegnando musica. Non ci sono i soldi per comprare gli strumenti, ma c’è la fantasia e la genialità di Nicolas Gomez che utilizza materiali riciclati per costruirli a costo zero, e l’appoggio del famoso direttore d’orchestra e compositore Luis Szaran, fondatore e direttore del progetto di integrazione sociale e comunitaria “Sonidos de la Tierra”.
Nasce l’Orquestra Reciclada, con un programma che ha nel suo slogan il sapore della rivincita: Il mondo ci manda spazzatura, noi gli restituiamo musica.
Nella grande sala che accoglie i ragazzi c’è un fermento che ricorda le prove generali prima di un debutto; solfeggi, accordi, bisbigli e qualche risata. C’è tanto colore e tanta allegria, e non potrebbe essere altrimenti dando un’occhiata agli strumenti costruiti con i materiali più impensabili: barattoli di olio, pezzi di ferro e di plastica, addirittura lastre radiografiche scartate da qualche ospedale che sono diventate parti fondamentali di un originale tamburo.
C’è un’atmosfera di condivisione e di accoglienza che lascia fuori dalla porta le miserie quotidiane. È la magia dell’arte, che ha il potente dono della terapia tanto per chi la pratica, quanto per chi ha la fortuna di viverla.
Forse qualcuno di questi ragazzi diventerà un musicista famoso, o forse no, ma che importa? Diventerà sicuramente un buon cittadino che ha saputo emergere dall’emarginazione e recuperare la dignità a cui ogni essere umano ha diritto.
Alcuni ragazzi che ho conosciuto a Cateura hanno avuto la bella opportunità di viaggiare in Europa per partecipare a concerti che hanno suscitato grande interesse ed entusiasmo. Ricordo di aver chiesto a uno di loro se fosse felice, se avesse qualche desiderio inespresso. Mi rispose che il suo grande rammarico era quello di non poter avere accanto a sé il suo migliore amico, il suo cavallo, con il quale era solito passare le giornate di lavoro sui campi. Avrebbe voluto gioire con lui.
Ecco, questa è la semplicità che ogni artista dovrebbe mantenere intatta nel proprio cuore, per non dimenticare mai che l’arte è, prima di tutto, salvezza.