L’esponente politico egiziano Majed al-Kordi ha depositato presso un tribunale del Cairo due richieste. La prima – sospensione degli accordi commerciali turco-egiziani – era in qualche modo prevedibile, visto quanto sta accadendo in Libia con Egitto e Turchia schierati su fronti opposti. Appare invece quanto meno inusuale la seconda, ossia che il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Partiya Karkerén Kurdistan, fondato tra gli altri da Ocalan) venga riconosciuto come organizzazione curda legale.
Dopo che il governo egiziano aveva depositato una querela in merito, sia il ministro dell’Economia sia il primo ministro e il ministro degli Esteri sono stati invitati a presenziare all’udienza, prevista per il 4 e il febbraio.
Per Majed al-Kordi i consistenti accordi economici (definiti “enormi”) conclusi dalla Turchia con l’Egitto avrebbero “danneggiato l’economia egiziana” mentre Ankara spenderebbe “ingenti somme per acquistare armi e bombe cooperando con gruppi terroristici”. Richiede quindi la “sospensione di ogni accordo economico con la Turchia”, aggiungendo che “Erdogan non ha soltanto dichiarato guerra agli arabi, ma ha ugualmente condotto una guerra contro i curdi”, un popolo che i governi egiziani hanno “sempre sostenuto in ragione delle relazioni storiche tra i curdi e l’Egitto”.
Ha anche ricordato come un tribunale belga abbia già stabilito che il Partito dei Lavoratori del Kurdistan non è un’organizzazione terrorista, e che il PKK “agisce per tutelare i diritti legittimi dei curdi”.
Invita quindi il governo egiziano a sostenere “la guerriglia curda in quanto movimento di liberazione, a riconoscere e accettare le sue attività in Egitto”. Sempre secondo Al-Kordi, anche il tribunale egiziano dovrebbe “riconoscere la guerriglia curda come un movimento di liberazione con cui l’Egitto dovrebbe interagire formalmente in modo che il PKK possa costituire una rappresentanza ufficiale in Egitto”. È previsto che il tribunale discuta ufficialmente la spinosa questione il 4 e il 6 febbraio.