Uno dei fattori che ha da sempre contribuito ad alimentare il fascino del popolo basco è la straordinaria eccezionalità dell’euskera (o euskara), lingua dalle origini misteriose che nulla ha in comune con tutte quelle parlate al giorno d’oggi in territorio europeo, e che ha quindi permesso ai suoi fruitori di differenziarsi nettamente da tutti gli altri popoli. Il perdurare nel tempo dell’euskera all’interno della società basca ha fatto sì che l’idioma diventasse un perno del processo di identificazione di gruppo, un segno importante che permette ai baschi di sentirsi parte di una realtà unica al mondo.
Si può dunque ritenere che quello linguistico sia il tratto più significativo dell’intero sistema culturale basco e soprattutto quello maggiormente distintivo. Per comprendere il ruolo fondamentale dell’euskera nella definizione identitaria basta pensare che nel corso della storia l’individuo di nazionalità basca è sempre stato chiamato euskaldun, “colui che possiede l’euskera”; inoltre l’insieme dei sette territori baschi è Euskal Herria “il paese/popolo dei bascoparlanti”, che denota sia il luogo geografico abitato dai baschi, sia l’insieme dei baschi stessi, uniti e qualificati per mezzo del fattore linguistico.

Allo stesso modo i Paesi Baschi si denominano nella propria lingua con l’espressione Euskal Herria, che letteralmente significa “il Paese della lingua basca” ma che indica allo stesso tempo anche “il Popolo Basco”, unendo così la dimensione geografica con quella etnico-linguistica… I baschi hanno sempre dato una notevole importanza alla propria lingua tanto che si autodefiniscono in base a questa dimensione. L’antico idioma comune ha sempre fornito loro una coesione ed uno spirito identitario che va ben oltre le tradizioni istituzionali e si basa sulla dimensione linguistica e culturale per autodefinirsi. 1)

L’origine dell’euskera è misteriosa e collegata all’altrettanto enigmatica genesi del popolo basco. Una convinzione abbastanza diffusa tra la maggior parte degli studiosi è che non si tratti di una lingua indoeuropea, ma risalga addirittura a un periodo antecedente all’invasione dei popoli che parlavano lingue appartenenti a questo ceppo. Tuttavia sono state elaborate numerose teorie che, pur presentando alcuni validi aspetti e spiegazioni plausibili, non hanno mai provato in maniera definitiva e certa l’origine dell’idioma.
Si è tentato di collegare l’euskera con altre famiglie linguistiche, andando a ricercare eventuali antiche parentele. Una delle teorie più diffuse fino a qualche decennio fa era la basco-iberista, la quale, sulla base di somiglianze lessicali e fonetiche, considerava l’euskera derivazione della lingua parlata dagli iberi, uno dei primi popoli insediati nella regione spagnola: con il tempo le affinità sono state spiegate come il risultato di una convivenza tra i due popoli che ha portato a contatti e scambi tra lingue vicine, senza implicare necessariamente una diretta derivazione idiomatica. Un’altra ipotesi è quella che sostiene la parentela con le lingue camitico-semitiche dell’Africa settentrionale: anche in questo caso vi sono somiglianze lessicali tra il basco e i dialetti berberi del Sahara occidentale, tuttavia la teoria non è suffragata da prove certe, ma dimostra solamente l’esistenza di qualche analogia.

euskera lingua basca
Bertsolari in azione. Più sotto, un filmato su una grande manifestazione di bertsolarismo.

Una teoria che ha riscosso notevole successo negli ultimi anni è quella che stabilisce una relazione tra il basco e le lingue caucasiche: ancora somiglianze lessicali e coincidenze etimologiche, riguardanti soprattutto alcuni termini di origine primitiva legati all’agricoltura e all’allevamento, sono i punti di forza di questa idea. L’assenza di corrispondenze in parole più moderne ha portato a ipotizzare l’esistenza di un primitivo gruppo idiomatico basco-caucasico, antecedente l’invasione indoeuropea, le cui sopravvivenze sarebbero proprio l’euskera e alcune lingue caucasiche che, per questo, presenterebbero delle somiglianze. Questa ipotesi risulta più concreta di altre in quanto si incastra con una delle teorie sulla genesi del popolo che vedrebbe i baschi provenire dalla regione del Caucaso dove curiosamente si possono riscontrare diversi toponimi baschi.
Una teoria molto affascinante ma decisamente meno plausibile è quella che accenna alla somiglianza del basco con alcune lingue parlate dai nativi americani: questa tesi tuttavia non è corroborata da prove concrete.
Molti studiosi ritengono che parlare di parentele genetiche sia inappropriato, in quanto ci si ritroverebbe di fronte a un rarissimo caso di “lingua isola” che non presenta relazioni strette con nessuno degli idiomi conosciuti. Questo fatto non implica che non abbia collegamenti con altre lingue, ma che essi, nel caso esistessero, risalirebbero a tempi remoti sui quali non si hanno reperti: alcuni idiomi imparentati con l’euskera potrebbero essersi estinti.
Le difficoltà di comparazione hanno portato filologi e studiosi a pensare che il basco sia una lingua completamente autoctona originaria dei Pirenei occidentali e non abbia alcun legame di parentela con altre lingue. Questa teoria è in accordo con l’ipotesi dell’origine “autoctona” del popolo basco, che vedrebbe lo stanziamento del gruppo quantomeno nel neolitico. La lingua basca quindi non sarebbe indoeuropea e viene classificata come una lingua isolata senza legami provati con altri idiomi.
Ma cosa l’euskera è veramente differente? Le sue peculiarità si ritrovano nella morfologia, nella grammatica e nel lessico. È una lingua di tipo ergativo-assolutiva, ovvero tratta il soggetto (l’agente) di un verbo transitivo in modo diverso dal soggetto di un verbo intransitivo e dall’oggetto di un verbo transitivo:

La coniugazione varia infatti non solo secondo il tempo, il modo e il soggetto agente, ma anche secondo l’interlocutore-ascoltatore, secondo il soggetto passivo e secondo il destinatario dell’azione. 2)

Inoltre l’oggetto viene collocato prima del soggetto, nelle arcaiche coniugazioni dei verbi non viene preso in considerazione il futuro, e la struttura dei verbi tratta in modo egualitario l’uomo e la donna. Una caratteristica particolare dell’euskera è la forte presenza di numerosi arcaismi lessicali che testimoniano la sua origine plurimillenaria. La radice aitz che significa “pietra” serve per formare diverse parole, ed è la dimostrazione di come questi vocaboli si siano formati prima dell’età del bronzo, quando i metalli ancora non esistevano e la maggior parte degli strumenti venivano costruiti con la pietra.

È evidente la capacità di conservazione di questa lingua, che ci riporta testimonianze di un passato preistorico ormai dimenticato. Per questo il Basco assume un inestimabile valore dal punto di vista storico, filologico e antropologico, conservando elementi della preistoria d’Europa che sopravvivono straordinariamente in questo antichissimo ed enigmatico popolo. 3)

L’euskera in passato era diffuso su un territorio assai più vasto rispetto all’attuale: a ovest il confine era rappresentato dalla Cantabria, a est dalla Catalogna meridionale, a nord si spingeva fino in Aquitania, mentre a sud il limite naturale era il fiume Ebro. Nel corso della storia, la lingua è andata incontro a influenze esterne con i celti e i romani ma, nonostante minime contaminazioni, ha mantenuto una struttura propria che si è sviluppata fino alla forma contemporanea, essendo talmente radicata sul territorio fin da epoca antichissima. Quando i territori baschi furono inglobati nel Regno di Navarra e successivamente nello Stato spagnolo, pur mantenendo una discreta autonomia, dovettero fronteggiare l’ascesa del castigliano, la lingua ufficiale: l’euskera fu così protagonista di un lento processo di logoramento che comportò una riduzione del suo raggio di diffusione territoriale e lo relegò a un utilizzo prevalentemente in ambito familiare ed ecclesiastico.
Il basco, che da sempre si era contraddistinto per il suo carattere rurale e privato, si caratterizzò sempre più come “lingua del popolo contadino”, ancorandosi perfettamente a una tradizione popolare, agreste e orale e diventandone l’emblema. Un fattore che ne impedì la diffusione su larga scala e la competizione con altri idiomi regionali è la trasmissione orale: per secoli, infatti, non è esistita una produzione letteraria basca scritta. Si è dunque sviluppata una fiorente tradizione orale che ritrova ancor oggi la manifestazione più rappresentativa nel bertsolarismo, gare musicali in cui i bertsolari (bardi improvvisatori) si sfidano nella recitazione di una canzone improvvisata, in rima e in metrica, nella quale sviluppano un discorso o raccontano una storia. Si tratta di una forma di arte tradizionale di antichissima origine, divenuta uno dei pilastri della cultura basca.
Nel 1939 con l’instaurazione della dittatura franchista, l’euskera venne ufficialmente proibito e fu addirittura vietato il diritto di registrare all’anagrafe civile neonati con nomi baschi. Questi divieti rientravano in un preciso progetto politico di Franco, intenzionato a reprimere le identità nazionali “periferiche” all’interno della Spagna, ricorrendo anche a violenze e torture.
Nel frattempo il nazionalismo basco aveva modificato i propri capisaldi ideologici concentrandosi su tematiche maggiormente culturali: l’euskera, divenuto il pilastro portante della battaglia politica nazionalista, non scomparve ma venne assunto come vero e proprio simbolo dell’essenza basca, in quanto carattere fortemente distintivo della comunità nazionale.
Durante la dittatura è nata una strenua resistenza che ha dato vita a un rinascimento culturale negli anni Sessanta, dove la lingua basca ha giocato un ruolo da protagonista: sono state create le ikastolak, scuole private inizialmente clandestine con lezioni interamente in basco. Questo recupero ha contribuito a una normalizzazione della lingua: nel 1968 è stato istituito l’euskera batua (lingua basca unificata), sintesi dei dialetti dei sette herrialdeak, passaggio fondamentale per la rivitalizzazione dell’euskera che ha assunto così una forma standardizzata e ufficiale da utilizzare anche in ambito istituzionale.
Nel 1979, con la creazione della CAV, la Comunidad Autonoma Vasca, 4) la lingua autoctona venne tutelata dalla Costituzione e riconosciuta come ufficiale insieme al castigliano, sancendo un vero e proprio bilinguismo. All’euskera batua si adeguarono la documentazione ufficiale, l’insegnamento e le pubblicazioni letterarie e scientifiche, oltre ai mezzi di comunicazione di massa. Nell’ultimo periodo l’euskera è protagonista di un processo di recupero e valorizzazione che interessa in particolare i giovani: attualmente viene insegnato nelle scuole sia di Hegoalde sia di Iparralde. La sua diffusione presenta significative differenze non solo a livello provinciale ma anche all’interno delle province stesse: si riscontra una tendenza generale che vede l’euskera maggiormente parlato nelle aree rurali, nei piccoli villaggi, nei piccoli paesi e nelle aree urbane di recente industrializzazione, mentre è meno diffuso nelle grandi città, dove la popolazione è più variegata e cosmopolita. Il basco viene utilizzato soprattutto dalle radio locali, nelle osterie (troquet), nei mercati e durante le manifestazioni culturali legate alla tradizione basca, come gli incontri di pelota, i canti e le pastorali e ovviamente il bertsolarismo.
Le particolari vicissitudini storiche che il popolo basco ha dovuto affrontare hanno concorso a una drastica diminuzione dei parlanti euskera, che ha toccato il fondo durante la repressione istituzionale franchista. Grazie alla rinascita culturale degli anni Sessanta e al recupero degli ultimi decenni, il trend è notevolmente cambiato e le percentuali di bascofoni, di quanti conoscono la lingua pur senza parlarla fluentemente e di chi la sta imparando, sono nettamente aumentate. Per questo l’euskera, anche se non è utilizzato da tutti gli abitanti che vivono all’interno del territorio di Euskal Herria, continua a essere, proprio per l’importantissimo ruolo di coesione sociale svolto, il principale pilastro dell’identità basca.

N O T E

1) Simula F., Il labirinto basco. Dalle origini del nazionalismo a ETA, Prospettiva, Civitavecchia 2005, p. 26.
2) Ivi, p. 31.
3) Ivi, p. 27.
4) La Comunidad Autonoma Vasca (in italiano Paesi Baschi) è una delle diciassette Comunità Autonome dello Stato spagnolo che comprende le tre province “vascongadas”: Alava, Vizcaya e Guipuzcoa. Venne creata in seguito all’approvazione dello Statuto di Guernica nel 1979, redatto sulla base della nuova Costituzione dell’anno precedente. Insieme alla CFN (Comunidad Foral de Navarra) costituisce Hegoalde, i territori baschi spagnoli.

Bibliografia:
Cirulli A., L’ascia e il serpente. L’ETA e il nazionalismo basco dopo la lotta armata, Datanews, Roma 2012.
De La Fuente J.A. e Origlia M.C., Ama lur. Miti, leggende e curiosità dei Paesi Baschi, Mesogea, Torino 2000.
Sartori G., Indiani d’Europa, Scantabauchi, Loreggia 2004.
Simula F., Il labirinto basco. Dalle origini del nazionalismo a ETA, Prospettiva, Civitavecchia 2005.