A quanto pare la vicenda dei dodici indipendentisti galleghi incriminati cinque anni fa potrebbe dirsi conclusa. O almeno è auspicabile, vista la sostanziale inconsistenza delle accuse. Il processo era iniziato in novembre e qualche giorno fa l’alta corte nazionale ha prosciolto i militanti accusati –
nel contesto delle “Operazione Jaro I” del 2015 e “Jaro II” del 2017 – di “appartenenza a una organizzazione criminale” oltre che di “esaltazione del terrorismo”. Contro di loro venivano richieste pene dai 4 ai 12 anni di prigione, per un totale di 102 anni. Ora i tre giudici hanno rigettato sia ogni accusa, sia la richiesta del pubblico ministero di scioglimento per Causa Galiza e Ceivar, organizzazioni della sinistra indipendentista. Inoltre viene a cadere anche la presunta relazione degli imputati con l’organizzazione armata Resistencia Galega.
Un breve ripasso della vicenda.
Il 30 ottobre 2015, dopo una serie di perquisizioni operate dalla guardia civil in varie località della Galizia (Compostela, Vigo, Boiro, Muros…), nove militanti di Causa Galiza (otto dei quali poi trasferiti a Madrid) venivano arrestati con l’accusa di partecipazione a banda armata. ostanzialmente per aver partecipato alla “Dia da Galiza Combatente”.
Tutti venivano rimessi in libertà – provvisoria – nel novembre dello stesso anno, ma con la proibizione di lasciare il Paese. I loro passaporti erano stati sequestrati e le iniziative di Causa Galiza forzatamente sospese per due anni. Nel luglio 2019 le accuse di “partecipazione a banda armata” erano state modificate in quelle di “appartenenza a organizzazione criminale ed esaltazione del terrorismo”.