Quando ha iniziato a circolare la notizia della decapitazione di un uomo nella periferia nord di Parigi (era il prof. Samuel Paty) da parte di un uomo (era un ragazzo, Abdullakh Anzorov, di origini cecene) armato di coltello, il New York Times ha titolato: La polizia francese ha sparato e ha ucciso un uomo dopo un attacco mortale con un coltello in strada. Un pochino dopo, quando si è capito che non si trattava di un “attacco con il coltello” ma di un rito di decapitazione in nome di Allah, il New York Times ha modificato il titolo: La polizia francese ha ucciso un uomo che ha decapitato un insegnante per strada.
Shadi Hamid, studioso della Brookings Institution, saggista e giornalista, ha scritto su Twitter a commento della titolazione del quotidiano newyorchese: “All’inizio non potevo credere che fosse vero. L’ho riletto parecchie volte, con molto stupore, chiedendomi se non stavo capendo qualcosa. Ma no, si tratta per davvero di un titolo del New York Times”.
Il tweet è stato ripreso molte volte: Andrew Sullivan, uno dei più brillanti commentatori e saggisti americani, ha scritto: “ Incredibile, ma questo oggi è il New York Times”. La crisi culturale (e generazionale) dentro il quotidiano americano è diventata nota al pubblico quando il capo della sezione degli editoriali ha dovuto dimettersi per aver pubblicato un articolo del senatore repubblicano Tom Cotton sulla gestione delle proteste americane (Mandate le truppe): si è scoperto che c’è un grande conflitto dentro il New York Times su quel che è lecito o non lecito pubblicare, e in che termini. Questo episodio sul titolo della decapitazione in Francia mostra che il conflitto è ancora in corso e non sta andando benissimo per i sostenitori del pluralismo nel dibattito. Ma ancor più incredibile del New York Times erano i commenti al tweet di Shadi Hamid al titolo che enfatizzava più l’uccisione da parte della polizia dell’attentatore che la decapitazione: qual è il problema?
“Il Foglio”.