La teoria del gender ha avuto le sue radici nella radicalizzazione del femminismo degli anni ‘60 del secolo scorso, iniziando con Simone de Beauvoir (1908-1986). Qualche anno prima, nel libro Le deuxième sexe del 1949, ella scriveva: “Non si nasce donna, ma si diventa”.
La filosofa francese rigettava il ruolo della donna come oggetto di piaceri carnali, destinata alla riproduzione e all’educazione (anche dei maschi!). Smontando la differenza biologica tra uomo e donna, mise sotto accusa il contesto culturale patriarcale, reo di aver imposto la scelta dell’individuo a favore dell’uno o dell’altro sesso.
La femminista Shulamith Firestone, canadese naturalizzata statunitense, nel 1970 affermò che “una volta liberate dalla tirannia della loro biologia riproduttiva, le donne sarebbero state in grado di scegliere un proprio ruolo, indipendente dal loro sesso biologico”.
Judith Butler, filosofa post-strutturalista statunitense, nel 1990 disse: “La donna deve disfarsi del suo ruolo sociale e dell’eterosessualità al fine di poterlo reinventare grazie alle nuove possibilità offerte dalla chirurgia”.
Tale ideologia – paragonabile alla reinterpretazione del sapere illuminista – “grazie” all’indifferentismo generalizzato, aspirerebbe a una sessualità disaggregata. Il sesso biologico si riduce a un prodotto, una costruzione dove il concetto di natura viene destrutturato a favore di un’identità “cangiante”: omosessuali, bisessuali, gay, lesbiche transessuali, transgender o neutri… Maschi e femmine non si nasce ma si diventa, con possibilità plurime. Inoltre, nel promuovere il matrimonio tra persone dello stesso sesso biologico, l’ideologia ritiene moralmente accettabile che queste abbiano dei figli per adozione attraverso la maternità surrogata e la riproduzione artificiale.
Sanità, scuola e legislazioni
Già dalle scuole elementari, se si pianificherà questa teoria, si obbligheranno i bambini a riflettere sulla “necessità” di mettere in discussione il proprio sesso biologico, instillando in loro incertezze e dubbi che mai avrebbero avuto. Genitori ideologizzati in tale senso, di fronte a una pubertà precoce e “grazie” a pediatri, psicologi e psichiatri, frenerebbero temporaneamente lo sviluppo sessuale dei propri figli.
La pratica in Italia è autorizzata dall’agenzia del farmaco (aifa) per bimbi e adolescenti cui sia stata diagnosticata la “disforia di genere”. Si sospende lo sviluppo puberale con un farmaco ormonale, la triptorelina, per dare ai bambini “indecisi” il tempo necessario di far scegliere (ai genitori) il proprio sesso. Gli effetti collaterali – il farmaco è somministrato agli adulti in oncologia – comprendono ipertensione arteriosa e riduzione della densità minerale ossea.
Qui si aprono praterie per un dibattito sull’uso morale del trattamento, e se questo debba essere amministrato soltanto da chi opera nel silenzio di uno studio medico ovvero se non debba essere sottoposto anche al vaglio della medicina legale.
Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, “il sesso non è limitato al maschio e alla femmina”: la teoria pseudoscientifica gender riceve così il suo massimo avallo. S’impone alle istituzioni nazionali l’obbligo di facilitare la scelta anche nei transgender con terapie mediche o chirurgiche, a carico del contribuente, per adattare le caratteristiche sessuali al sesso scelto.
Il consiglio dei ministri dell’Unione Europea, il 31 marzo 2010, impose agli Stati membri di usare tutti i provvedimenti necessari per “combattere la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, ivi comprese le disposizioni che stabiliscono una distinzione tra l’età del consenso per gli atti sessuali”. Non soltanto incentivando la teoria gender, con la minaccia di omofobia per i dissenti, ma ritenendo superato anche il reato di pedofilia!
L’allora ministro del Lavoro con delega alle Pari Opportunità, Elsa Fornero, firmò l’adesione al provvedimento per l’Italia. Chi scrive non può non ricordare ai firmatari la parola di Gesù Cristo: “Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare” (Matteo 18,1-20)
I parlamenti nazionali dunque, attraverso il voto di scambio tra lobby lgbt e i partiti dei cosiddetti diritti civili, tendono a legiferare in tale direzione. L’amministrazione del Comune di Firenze, oltrepassando il politicamente corretto, ha divulgato una circolare che esordisce con un “Gentilissim*”, con l’asterisco; scelta – si giustificheranno i burocrati – finalizzata a “non urtare chi non si sente in sintonia con il proprio sesso oppure per chi è in fase di transizione”. Neanche a dirlo è esplosa una polemica: la maggioranza dei cittadini non ha digerito la sostituzione dei sostantivi maschili o femminili. Firenze del resto non ha inventato nulla, ma ha scimmiottato la delibera del 2018 dell’allora sindaco di New York, Bill de Blasio, democratico liberal.
Il Magistero e il gender
La cosiddetta teoria gender è dovuta entrare, obtorto collo, come parte degli obiettivi e nella sensibilità pastorale del Magistero della Chiesa.
Il concetto della fluidità del genere sessuale allarma le coscienze poiché, oltre a essere una grave effrazione morale, è un’infezione inoculata nella legge naturale inscritta nel cuore dell’uomo.
L’anarchia intorno al sesso biologico contraddice l’insegnamento della Chiesa. Minando il rapporto tra uomo e donna, negando la sessualità aperta alla procreazione, i valori della paternità e della maternità e il rapporto tra genitori e figli, si stravolge il significato ontologico della fede cristiana a danno dell’analogia tra Cristo e la Chiesa (Ef. 5,21-33).
Il problema, qui, non è il rispetto dovuto alle persone cosiddette lgbt da parte della Chiesa. Il Catechismo cattolico, al n. 2358, dice che costoro “devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione”. La Congregazione per la Dottrina della Fede, nel 1986, a firma dell’allora prefetto Joseph Ratzinger, asseriva: “Va deplorato che le persone omosessuali siano oggetto di espressioni malevole e violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della Chiesa”.
Ciò che è inammissibile per i cristiani è la manomissione del progetto divino: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò” (Gen. 1,27) e: “Siate fecondi e moltiplicatevi” (Gen. 1,28). L’autodeterminazione del corpo, insita nella teoria, è in netto contrasto con San Paolo: “Il corpo è tempio dello Spirito Santo (1Cor. 6, 19)”. L’uomo ha una dimensione spirituale e una materiale, di anima e corpo.
San Giovanni Paolo II
Da Papa Giovanni Paolo II, nella catechesi sulla teologia del corpo (Lettera Apostolica Mulieris dignitatem del 1996), il matrimonio è descritto come la comunione più intensa di due persone umane. In Genesi 2, 18-25 la donna viene creata da Dio “dalla costola” dell’uomo ed è posta come un altro “io”, come un interlocutore accanto all’uomo, il quale nel mondo circostante delle creature animate è solo e non trova in nessuna di esse un “aiuto” adatto a sé. La donna, chiamata in tal modo all’esistenza, è immediatamente riconosciuta dall’uomo come “carne della sua carne e osso delle sue ossa” (vedi Gen 2, 23) e per questo è chiamata “donna”.
Nell’Esortazione Apostolica Familiaris consortio del 1981, il papa affermò: “La prima comunione è quella che si instaura e si sviluppa tra i coniugi: in forza del patto d’amore coniugale; l’uomo e la donna ‘non sono più due, ma una carne sola’” (Mt. 19,6; cfr. Gen. 2,24).
Papa Benedetto XVI
Papa Benedetto XVI in più occasioni ha affermato: “Il sesso, secondo tale filosofia, non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi. La profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente è evidente. L’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela”.
Ratzinger parlava di valori non negoziabili, messi a rischio dall’evoluzione della società: “L’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere”.
Papa Francesco
Bergoglio ha più volte denunciato le storture antropologiche, etiche e teologiche della teoria gender come una vera colonizzazione ideologica. All’udienza generale del 15 aprile 2015 così si espresse: “Io mi domando se questa cosiddetta teoria non sia anche l’espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. La rimozione delle differenze, infatti, è il problema, non la soluzione”.
Nella Lettera Enciclica Laudato si’ del 2015 disse: “L’ecologia umana implica qualcosa di molto profondo: la necessaria relazione della vita dell’essere umano con la legge morale inscritta nella sua propria natura […] L’accettazione del proprio corpo come dono di Dio è necessaria per accogliere e accettare il mondo intero come dono del Padre e casa comune; invece una logica di dominio sul proprio corpo si trasforma in una logica, a volte sottile, di dominio sul creato. Imparare ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettare i suoi significati è essenziale per una vera ecologia umana. Apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé”.
Nell’Esortazione Apostolica post-sinodale Amoris laetitia affermò: “Un’altra sfida emerge da varie forme di un’ideologia, genericamente chiamata gender, che nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna. Essa prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia. Questa ideologia induce progetti educativi e legislazioni che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva svincolate dalla diversità biologica fra i due sessi. L’identità umana viene consegnata a un’opzione individualistica, anche mutevole nel tempo […] La rivoluzione biotecnologica, nel campo della procreazione umana, ha introdotto la possibilità di manipolare l’atto generativo, indipendente dalla relazione sessuale tra uomo e donna. In questo modo, la vita umana e la genitorialità sono divenute realtà componibili e scomponibili, soggette ai desideri di singoli o di coppie […] Non cadiamo nel peccato di pretendere di sostituirci al Creatore!”
Episcopati e prelati
La questione emerge in alcuni episcopati, rivelando una forte preoccupazione. È il caso di quello spagnolo il quale, nel 2012, si pronunciò come segue: “Il nucleo centrale di questa ideologia è il dogma pseudoscientifico secondo cui l’essere umano nasce sessualmente neutro. A partire da questa affermazione si sostiene una separazione tra il sesso e il genere”.
Non meno severi saranno i vescovi portoghesi nel novembre dell’anno successivo, sottolineando come questa ideologia neghi che la differenza sessuale iscritta nel corpo possa identificare la persona; rifiuti la complementarietà naturale dei due sessi; dissoci la sessualità dalla procreazione; sottometta la possibilità naturale di avere figli al desiderio di avere figli; pretenda di distruggere la matrice eterosessuale della società.
In Italia il presidente della cei cardinale Angelo Bagnasco, parlando al Consiglio permanente nel marzo 2014, la indicò come “lettura ideologica del genere”, “una vera e propria dittatura”; un “cavallo di Troia” per “scalzare culturalmente e socialmente il nucleo portante della persona”. Aggiunse nel maggio 2014: “Si vogliono colonizzare le menti dei bimbi e dei ragazzi attraverso una visione antropologica distorta”.
Il cardinale Willem Jacobus Eijk al Rome Life Forum, tenutosi nel maggio 2019 presso la pontificia Università San Tommaso d’Aquino (il tema era Città dell’uomo versus Città di Dio – Ordine Mondiale Globale versus Cristianità), asserì: “Uno sviluppo odierno che fa contrastare la città dell’essere umano con la Città di Dio e l’ordine del mondo con la fede cristiana è sicuramente la teoria del gender”.
Una Chiesa troppo “timida”?
L’inaudito progetto di un sesso autodeterminato, nell’annullare la diversità, porta con sé gravi conseguenze al ciclo naturale e sociale ed è certamente incompatibile con la rivelazione e con la dottrina sociale della Chiesa. L’uomo e la donna non sono due specie diverse, ma rappresentano due partecipazioni mutuamente complementari nella stessa natura umana.
La complementarietà non si limita al campo del matrimonio e della procreazione, ma concerne anche le differenze biopsichiche nel loro rapporto di coppia, nei loro rapporti verso persone terze e verso tutta la società.
Tuttavia dobbiamo dire che la Chiesa non ha promosso efficacemente l’educazione dell’essere umano nella sua interezza, o non lo ha fatto in modo esaustivo prendendo spunto dalle pagine del Vecchio Testamento. Aver predicato la temperanza senza l’aiuto di guide spirituali (la Confessione spesso è una prassi) ha fatto sì che il demonio s’intrufolasse nella mente dei credenti lasciandoli in balia di sé stessi.