Un vero e proprio miracolo naturale avviene ogni anno tra le verdi colline che sovrastano Andorno dove, nascosto e appartato, da tempo immemorabile la fede popolare ha eretto un piccolo e suggestivo santuario mariano, comunemente noto come “Madonna delle Formiche”.
La chiesa campestre si trova a San Giuseppe di Casto, un paese dal passato glorioso che anticamente era chiamato “Sereno”, poco più in basso di un altro borgo lindo e tranquillo dal nome di Capisano (“colle salubre”?), tanto che il Casalis nel suo storico dizionario delle terre sabaude scriveva che i loro abitanti erano “di complessione robusta e di menti aperte”.
Il santuario della Madonna delle Formiche è anche conosciuto come “Oratorio dell’Eremita” perché per secoli i pellegrini che salivano a Oropa/Urupa dalla val di Mosso vi trovavano riparo in un edificio, ora demolito, dove vivevano alcuni uomini di fede dediti alla meditazione e alla preghiera.
L’edificio sacro dal nome singolare si trova in una radura al di là del rio Sobbia sulla “strada degli eremiti”, tra castagni secolari, ombrose conifere, atmosfere incantevoli delle selve, resti di baite che testimoniano un’antica e ormai perduta civiltà montanara.
Proprio dove sorge la chiesetta, alla fine di ogni estate accade un misterioso evento naturale, poiché arrivano sciami di formiconi volanti maschi che si accoppiano con le loro femmine e poi muoiono. Un fenomeno documentato dall’appassionato studioso di cose biellesi Alessio Ercoli.
Ecco il suo racconto, confermato da una ripresa video:
Era il pomeriggio del 10 agosto, quando verso le 16 sono arrivato nei pressi della chiesa. Alle 16.39 scatto la prima foto e non c’è traccia di formiche, solo parecchie lucertole, molte delle quali si arrampicavano sul muro dell’edificio. Mi metto a leggere intervallando momenti di lettura a brevi occhiate nelle vicinanze: solo lucertole e qualche uccello. Col calar del sole dietro alla fitta vegetazione e il sopirsi del calore, alle 18.10 alzo lo sguardo e con stupore vedo il muro della chiesa invaso di formiche che salgono e scendono in colonne, apparentemente senza entrare nell’edificio dalle finestrelle. Alcune portavano una briciola o altro, la maggior parte nulla. Dalle due panchine di pietra si arrampicavano verso il tetto, via via meno numerose. Le lucertole erano sparite e tutta la facciata della chiesa era ricoperta da formiche. Sono tornato un’altra mattina con un mio amico, il 23 settembre, e alle 10 non c’era traccia di formiche: solo una grossa lumaca e le solite lucertole.
Ed è questa presenza arcana ad aver dato il nome a un luogo magico ed incantato. Ma non unico: a poca distanza da Bologna, è documentata dal 1078 l’esistenza, in cima a un’altura incombente sul torrente Zena, di un santuario mariano che fin dal XV secolo venne registrato come “Sancta Maria de Monte Formicarum”. Infatti, come ha ricordato Lamberto Monti sulla rivista “Tracce di storia”, l’imponente rilievo è sempre stato teatro di un evento naturale simile a quello della val d’Andorn, opera di straordinarie creature alate che nel 1882 il professor Carlo Emery dell’Università di Bologna riconobbe della specie Myrmica scabrinodis.
Sono quelle che, sempre a settembre di ogni anno, compiono un identico rituale di vita e di morte su un rilevo collinare della val Tidone, nel Piacentino, nel comune di Nibbiano dove, spinte da un incredibile e inspiegabile forza della natura, milioni di formiche con le ali sciamano ogni anno sulla cima della collina, si accoppiano e poi, concluso il loro ciclo della vita, si lasciano morire.
Sul rilievo è stato edificato da tempo immemorabile un santuario mariano, noto anch’esso con il nome di Madonna delle Formiche”; ma, come ben spiega la ricercatrice Bruna Boccaccia nel libro sugli itinerari devozionali del Piacentino, costruito dove, per l’eccezionale sacralità di questo luogo, vi sarebbe stato un delubro in un lontano passato, un tempio dedicato a una divinità pagana della fertilità, successivamente cristianizzato e trasformato in sacello dedicato alla Vergine detta “del monte”.
Sia nella chiesetta piemontese sopra il rio Sobbia, sia in quelle delle valli di Zena e Tidone, le feste religiose si svolgono tra gli ultimi giorni d’agosto e la prima domenica di settembre. Proprio quando, spinte da una forza misteriosa, arrivano migliaia di creature volanti. Quasi fatate.