In una lettera alla “Stampa”, l’ambasciatore israeliano in Italia Naor Gilon descrive con molta chiarezza la stupidità suicida che sta portando l’Occidente ad affidarsi a canaglie non migliori dello Stato Islamico per combatterlo.
Mentre il mondo è in lotta contro l’ISIS – scrive Gilon – vi è invece un’umana propensione a rimuovere e ignorare l’esistenza di una minaccia strategica dalle implicazioni drammatiche: l’Iran. Gli obiettivi dell’ISIS e dell’Iran sono simili: entrambi mirano a espandere la propria zona di influenza spinti da un’ideologia religiosa. La minaccia rappresentata dall’ISIS appare forse più immediata e brutale, ma le abilità dell’Iran sono infinitamente più sofisticate e così anche la sua influenza. Mentre l’attenzione è rivolta all’ISIS, il regime iraniano continua a sfruttare il caos nella regione per accrescere il suo controllo su stati come Iraq, Siria, Yemen e Libano. Continua a commettere sistematiche violazioni dei diritti umani, esecuzioni, arresti politici e repressione nei confronti di donne e minoranze religiose. Continua a sostenere e ad armare organizzazioni terroristiche, come Hezbollah e Hamas, e a contribuire alla pulizia etnica dei musulmani sunniti per mezzo delle tribù sciite in Iraq.
Nel corso dei negoziati (sul nucleare) con l’Occidente, il regime iraniano continua a sviluppare la propria capacità nucleare e portare avanti il programma di sviluppo di missili balistici capaci di raggiungere anche l’Europa.
Purtroppo, in molte capitali occidentali si è sempre più radicata l’errata convinzione che l’Iran possa essere la soluzione a molti conflitti nel Medio Oriente. L’Iran è invece parte del problema ed è il principale generatore di conflitti. La Repubblica Islamica riesce prima a destabilizzare gli stati della regione, sostenendo poi di poter contribuire, alle proprie condizioni, alla stabilizzazione dell’area.
A ciò va aggiunta l’aspirazione iraniana di diventare uno stato nucleare. La smania della comunità internazionale di giungere a
un accordo distensivo con l’Iran, alla fine non porterà ad altro che a una corsa agli armamenti nucleari in tutto il Medio Oriente. Un accordo non soddisfacente consentirà all’Iran di uscire dall’isolamento politico e di continuare a destabilizzare la regione certo del deterrente nucleare. Si deve raggiungere un accordo durevole, ma è preferibile il contrario piuttosto che un cattivo accordo.
La linea di frattura nel mondo musulmano è fra sunniti e sciiti. Per anni gli stati sunniti pragmatici sono stati importanti alleati dell’Occidente. Adesso, a causa di un’urgente voglia di “spegnere degli incendi”, si levano sempre più voci di disponibilità a sacrificare questa alleanza e a chiudere occhi e orecchie di fronte alla minaccia strategica per la stabilità della regione: il regime iraniano. Questo regime combatte contro l’ISIS perché è un suo interesse e non certo perché aspiri a servire gli interessi occidentali.
L’incrocio di fanatismo religioso, ferma intenzione di raggiungere lo status di potenza nucleare, volontà di portare a compimento la rivoluzione islamica e la realizzazione di un unico stato sciita è un mix pericoloso. Oggi ai più può sembrare una posizione minoritaria, ma nella storia sono molti i casi in cui erano i “pochi” ad aver ragione.