Messaggio dalla Cantabria per un Natale senza crudeltà

Lo so succede anche di peggio. Per esempio, restando in tema di festività tradizionali, con la ricorrente “strage degli innocenti”, gli agnellini, a Pasqua. O altre celebrazioni religiose in cui un animale viene sacrificato, come – almeno fino a qualche anno fa – l’asinello preso a bastonate e ridotto in fin di vita o buttato giù dal campanile in alcune località della penisola iberica. Per non parlare della corrida, o del palio di Siena con gli animali rimasti feriti abbattuti senza clamore.
Ma non è un buon motivo per girarsi dall’altra parte, anche perché ogni mancanza di rispetto per altri esseri senzienti è propedeutica a ulteriori violenze (ricordate Marguerite Yourcenar, secondo la quale ogni violenza sugli animali prepara il terreno a quelle sugli umani?). 1)
La denuncia di cui vogliamo parlare proviene dalla Fundación para el Asesoramiento y Acción en Defensa de los Animales (faada) a cui si associa Huellas Cantabria (portavoce di varie associazioni, non solo animaliste e promotrice di “santuari” di cui fa parte la nota conduttrice radiofonica e attivista Russell Simoni).
Questi i fatti. A Santander, capoluogo della Cantabria, nella tradizionale sfilata natalizia sono state utilizzate alcune renne. Suscitando appunto l’indignazione delle associazioni antispeciste in quanto “queste pratiche, oltre a causare un inutile stress agli animali, ne violano i diritti fondamentali”. Ricordo agli smemorati che in quanto esseri senzienti, anche gli animali sono (o almeno dovrebbero essere in un Paese civile) depositari di diritti. Nelle immagini pervenute alla faada si vedono alcune renne attaccate a un camion durante la sfilata, prova inequivocabile dei maltrattamenti.

Così come risultano incompatibili con l’etologia di animali relativamente selvatici (il livello di addomesticamento a cui sono state sottoposte le renne scandinave è alquanto inferiore a quello subìto da bovini e ovini) le luci intense, i forti rumori, la folla o i trasferimenti forzati.
In ogni caso le associazioni protezioniste intendono aprire un confronto con l’Ayuntamiento di Santander, proponendo alternative “más éticas” per il futuro. Una questione, spiegava la portavoce, “ética y educativa” che va oltre gli aspetti giuridici, per evitare che tali spettacoli possano “inviare messaggi equivoci, soprattutto ai bambini, rendendo accettabile, normale la sofferenza di altri esseri viventi per puro divertimento”.
In sostanza, si tratta di “riflettere su quali valori intendiamo trasmettere come società”. Senza per questo rinunciare alla magia del Natale, ma trasformandola in qualcosa di “inclusivo, rispettoso dei diritti di ogni essere vivente”. Cercando, aggiunge Huellas Cantabria, “alternative creative che mantengano l’essenza di tali celebrazioni”. In maggior sintonia, a ben vedere, proprio con l’autentico spirito di pace e amore che contraddistingue il Natale.

N O T E

1) “Ricordiamoci, in quanto occorre sempre ricondurre tutto a noi stessi, che ci sarebbero meno bambini martiri se ci fossero meno animali torturati, meno vagoni piombati che trasportano alla morte le vittime di qualsiasi dittatura, se non avessimo fatto l’abitudine ai furgoni dove le bestie agonizzano senza cibo e senz’acqua dirette al macello, meno selvaggina umana stesa con un colpo d’arma da fuoco se il gusto e l’abitudine di uccidere non fossero prerogativa dei cacciatori. E nell’umile misura del possibile, cambiamo (ovvero miglioriamo se possibile) la vita”.