Quando, esattamente un anno fa, ricordando le devastanti alterazioni del tessuto urbano imposte alla città curda di Diyarbakir scrivevamo: “Inoltre, come denunciano gli architetti, i materiali utilizzati sono di pessima qualità e in futuro non mancheranno problemi”, non pensavamo a scenari apocalittici come quelli derivati dal tremendo sisma (magnitudine 7,8) che ha colpito il Kurdistan nel sud-est della Turchia e nel nord della Siria.
Si evidenziava piuttosto il carattere concentrazionario, securitario dell’operazione. Parlando oltre che dall’aspetto immobiliare-edilizio anche di militarizzazione dei territori. Riandando con la memoria, per analogia “a quanto avveniva nei primi anni ottanta a Derry (vedi Rossville Flats dove vennero ammassati gli abitanti sfrattati del Bogside e di Creggan) o a Belfast (con la ‘caricatura imperialista del falansterio’ denominata Divis Flats)”.
In questi giorni anche i geologi turchi hanno definito i condoni edilizi concessi dalle amministrazioni locali e nazionali come un autentico crimine. Propedeutici al disastro attuale, una “strage annunciata”.
Intanto la neve impietosa va ricoprendo quanto rimane del crollo repentino (“come castelli di carte”, denunciava un sopravvissuto) di centinaia di immobili di decine di piani, in passato definiti “paccottiglia” dagli abitanti.
E migliaia, decine di migliaia di persone – già sottoposte da anni a bombardamenti e repressione – rimaste all’addiaccio nelle aree sinistrate; a piangere cercando di estrarre i morti sepolti dalle macerie e qualche scampato. Con la lista delle vittime destinata ad aumentare di ora in ora (sempre più plausibile l’ipotesi di oltre 20mila morti) anche a causa dell’insufficienza (eufemismo per mancanza) dei soccorsi e nella quasi totale assenza di piani di emergenza.
Catastrofe naturale? Solo in parte.
Costruire immobili di molti piani, oltretutto con materiali scadenti e in barba a ogni principio di precauzione, in corrispondenza di faglie sismiche tra le più pericolose del pianeta, stando a quanto dichiarato da alcuni geologi e sismologi rappresentava quanto meno un azzardo. Per non parlare della cattiva gestione, della corruzione diffusa, dell’incompetenza dei politici. O addirittura della loro complicità nel garantire l’impunità (vedi i ripetuti condoni) per imprenditori, costruttori e immobiliaristi, in molti casi esponenti o ex esponenti della casta militare.