Dopo 11 anni di guerra, il conflitto siriano continua a evolvere. Da Idlib, la zona ancora sotto il tallone jihadista, padre Hanna Jallouf lancia un appello drammatico e rivela le sue paure legate alla crisi tra Russia e Ucraina che coinvolge la regione.
I mercenari siriani arruolati dalla Russia per l’Ucraina potrebbero lasciare campo libero alle milizie islamiste radicali. Nel piccolo villaggio siriano di Knayeh, dove Pro Terra Sancta gestisce da anni un centro di emergenza, i combattimenti andavano scemando nell’ultimo periodo, grazie all’equilibrio raggiunto tra milizie islamiste filoturche e truppe lealiste filorusse. Ma l’invio di contingenti in Ucraina muta gli equilibri, e ora gli jihadisti potrebbero avere più opportunità di consolidare il proprio potere.
Stando alle ultime notizie, sarebbero tra i 16.000 e i 20.000 i volontari pronti a partire dalla Repubblica Araba Siriana per sostenere l’avanzata russa in Ucraina. Il reclutamento, gestito direttamente sul suolo siriano da una delle più importanti unità militari al servizio di Assad, la 4a divisione corazzata, prevedrebbe una paga estremamente alta, che arriverebbe a raggiungere 3000 dollari al mese.
Nella regione di Idlib, guidata dai ribelli jihadisi filoturchi e antirussi allineati a Tharir al-Sham, ex miliziani di al-Qaeda, si temono pesanti ripercussioni dovute a questa decisione: se la Russia sottrae combattenti dall’area siriana, i miliziani jihadisti avranno campo libero per consolidare il proprio controllo sulla Siria nord-occidentale. Le regioni di Idlib e di Aleppo, in particolare, sono quelle che soffrono maggiormente per l’occupazione islamista (nella mappa, le aree gialla, arancione e viola).
Abbiamo contattato padre Hanna Jallouf, francescano, a Knayeh, piccolo villaggio nella regione di Idlib. Ecco cosa ci ha raccontato:
“L’intensificarsi dell’offensiva russa in Ucraina potrebbe sguarnire la nostra regione e comportare una riduzione dell’impegno militare di Mosca nella provincia. Temiamo che questo porti a un’escalation di violenza da parte dei ribelli di Tharir al-Sham. Questo potrebbe accendere nuovi combattimenti per la nostra regione.
A causa del controllo delle milizie dell’islamismo estremista, qui nella provincia di Idlib siamo chiusi come dentro una gabbia. E ci manca tutto. Viviamo sempre nella paura delle ritorsioni da parte dei gruppi al comando.
Negli ultimi due anni le milizie filorusse e filoturche si erano contrapposte stabilizzando il fronte, e così si impediva il sorgere di nuovi conflitti a fuoco. Adesso, invece, con la prospettiva del ritiro delle truppe russe, i miliziani estremisti potrebbero cambiare gli equilibri a loro vantaggio, e noi di questo abbiamo paura. Vi chiediamo solo di non dimenticarci”.
A cura dell’ufficio stampa Pro Terra Sancta
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