Per quanto tardivamente – a causa di varie perplessità su quanto sta avvenendo – azzardo qualche considerazione sui nuovi scenari della Siria e sul Rojava in particolare.
Nel Rojava la “linea del fronte” rimane sostanzialmente quella dell’Eufrate (dopo la rapida avanzata iniziale di Ankara e dell’ans e la caduta in dicembre di Manbij). Tuttavia qui si registra qualche significativa novità: accordi tra fds e gts che almeno per ora dovrebbero rimandare l’ulteriore allargamento del conflitto armato.
Recentemente il Governo di Transizione Siriano (gts, gli ex di al-Nusra e gli alleati jihadisti) aveva annunciato una “conferenza di dialogo nazionale”. Da cui però rimanevano fuori gran parte dei partiti politici presenti sul territorio siriano, a spanne almeno 35, in rappresentanza di siriaci, drusi, curdi, ossia principalmente le comunità non arabo-sunnite. E in particolare l’aanes (amministrazione autonoma del nord-est della Siria).
Ma evidentemente il gts non aveva fatto bene i suoi calcoli.

Eclatante da questo punto di vista il sollevamento armato della comunità alawita (non solo dei nostalgici di Assad) che aveva causato centinaia di vittime tra i combattenti, sia tra gli insorti sia tra i governativi. Con una sanguinosa ritorsione da parte degli islamisti: oltre un migliaio di vittime civili con il solito corollario di saccheggi, stupri, esecuzioni extragiudiziali, rastrellamenti, arresti di massa, maltrattamenti e torture.
Poco disponibili a lasciarsi emarginare anche i drusi del governatorato di As-Suwayda (sud-ovest della Siria) le cui milizie di autodifesa si sono rifiutate di consegnare le armi alle forze di sicurezza governative, in gran parte costituite da islamisti. Da segnalare il ruolo di garante dei drusi che Israele sta tentando di assumere allargando ulteriormente l’occupazione del Golan.
In controtendenza – e del tutto inaspettatamente – il 10 marzo è stato firmato un accordo tra il primo ministro del gts, Mohammad al-Jolani (alias Ahmed Al-Sharaa, leader di Hayat Tahrir al-Sham) e il comandante delle fds, Mazloum Abdi, in base al quale sia l’aanes sia le fds verrebbero a integrarsi nel futuro Stato siriano democratico, in cui sarebbero garantiti i diritti di tutte le comunità. Accordi che per quanto ancora generici, se pur pervasi di buone intenzioni, dovrebbero evitare, almeno per ora, lo scontro armato diretto tra fds e forze governative nel Rojava.

Nel nord – come si diceva – la marcia trionfale di Ankara e del soidisant Esercito nazionale siriano (ans) si è incagliata sulle rive dell’Eufrate, fermata dalla coraggiosa resistenza delle fds (con il mantenimento di numerose teste di ponte anche sulla riva occidentale).Tanto che – forse intimoriti dal gran numero di perdite – molti mercenari dell’ans stanno disertando per raggiungere le milizie filogovernative a Damasco.
Su tutto aleggia e si aggira la la proposta di “pace democratica” di Abdullah Öcalan alla Turchia, imperniata sulla fine della lotta armata e sulla dissoluzione del pkk (ma non, per ora almeno, delle fds, l’altra “bestia nera” di Ankara).
Come è noto il 27 febbraio una delegazione del Partito dell’uguaglianza dei popoli e della democrazia (dem) aveva incontrato Öcalan nella prigione di Imrali. In una successiva conferenza stampa tenuta a Istanbul lo stesso giorno veniva letta la dichiarazione dell’anziano leader imprigionato da 26 anni con cui richiedeva al pkk di deporre le armi e l’auto-scioglimento.
Interpretata in vario modo e da diversi punti di vista (si va dalla “apertura necessaria per superare l’impasse” a quello di “un passo verso la capitolazione”).
Inevitabile un confronto con analoghe soluzioni politiche del conflitto (Sudafrica, Irlanda, Perù, Colombia, Paesi Baschi), non sempre, non tutte almeno, concluse positivamente.
Forse anche per queste considerazioni i combattenti curdi si sono limitati a dichiarare un cessate-il-fuoco, garantendosi comunque il diritto all’autodifesa se attaccati. E rinviando alla definitiva liberazione di Öcalan ulteriori decisioni.
Nel frattempo la Turchia continua a bombardare il Rojava sia con con l’artiglieria sia con l’aviazione e i droni.