Un recente sondaggio commissionato dalle testate elvetiche “Le Matin” e “SonntasgZeitung” rivela che il 76% dei cittadini elvetici è favorevole al divieto di burqa in tutta la Svizzera (con il 20% di contrari e il 3% di indecisi).
Il tema sarà oggetto di un referendum, che non sarà votato prima del 2019, sulle orme di quello ticinese approvato nel settembre 2013 dal 65,4% dei votanti. La legge attualmente in vigore nel Canton Ticino, approvata nel 2015 grazie a questa consultazione, prevede multe fino a 10.000 franchi per chi dissimula il volto in pubblico.
Una campagna di protesta contro la decisione era stata avviata dall’imprenditore franco-algerino Rachid Nekkaz – che da anni combatte i divieti antiburqa in mezza Europa – con la sua promessa di pagare le multe alle donne che avessero trasgredito. L’occasione è capitata a Locarno un paio d’anni fa, quando una svizzera convertita all’islam, Nora Illi, si era presentata in pubblico intabarrata nell’indumento integrale (probabilmente una delle poche donne al mondo ad averlo fatto per libera scelta). Per quel fatto vennero multati entrambi, la Illi e Nekkaz per istigazione.
Come osserva polemicamente la testata ticinese “Mattino Online”, l’esito del sondaggio costituisce l’ennesimo schiaffo alla “casta del fallimentare multikulti, quella che vuole l’islamizzazione della Svizzera e la conseguente rottamazione dei nostri valori fondamentali. Casta di cui fa parte anche la maggioranza del Consiglio Federale”.
In effetti, pur di contrastare un divieto generale del burqa, il Consiglio ha dichiarato che il tema dovrebbe essere lasciato all’autonomia dei cantoni… salvo aver dichiarato l’esatto contrario in occasione del voto ticinese, quando riteneva che simili decisioni andassero prese a livello federale e non locale…
Inquietante l’esistenza di un 20% di esseri umani convinti che una donna debba vivere dentro una sorta di strumento di tortura.