La quinta serata della Heiva I Tahiti vede passare in scena due gruppi di canto: Tamari’i Manotahi in categoria Tārava Raromata’i e Papara Tou Fenua, in categoria Tārava Tuha’a Pae; e due gruppi di’ori, danza, Erai Te Toa No Avera e Toahiva, entrambi in categoria Hura Ava Tau, amatori.
Il gruppo Erai Te Toa No Avera mette in scena la stessa leggenda cantata dal loro coro la sera precedente, sulle guerre e gli stermini intercorsi nell’isola di Rurutu, che potevano portare all’annientamento del villaggio di Avera, ma Mata’i l’ari’i illuminato, ne favorisce il ripopolamento. Sarebbe stato un vero peccato: oggi Avera è un grazioso villaggio, in una baia di grande bellezza.
Nel gruppo il ballerino Oscar, che ha vinto parecchi trofei alle Heiva precedenti: svetta tra gli altri per la sua bravura, come si può vedere dai video.
I Tamari’i Manotahi ci cantano dei loro antichi guerrieri, Pa’i, Temanu-tu-nuu, Puna, Pohueta e del nome del loro marae, che la maggior parte delle persone ha dimenticato. Oggi viene chiamato Nu’uroa, ma non bisogna dimenticare che si chiamava Atehuru o anche Taputapuātea, come il marae principale dell’isola di Ra’iātea: è fondamentale che le giovani generazioni lo sappiano.
Il gruppo di canto Papara Tou Fenua fa l’elegia della sua terra, in particolare della località chiamata Ape’a, dove viveva la vahine (donna) Pai’a e l’importanza di questo territorio. Da qui risuonava il grande tamburo dei guerrieri, il tari-parau portatore di messaggi e il toere, strumento a percussione, idiofono. Il popolo conosceva bene i differenti ritmi dei tamburi, il senso di ogni messaggio. Quello odierno è il seguente: uniamoci per salvare il nostro patrimonio, che non cada in mano ai nemici.
Il direttore del coro è giovanissimo, ha appena sedici anni, ma già in grado di condurre i canti con maestria.
Il tema dei Toahiva è la lingua polinesiana, il reo Ma’ohi, che oggi rischia l’estinzione per la proibizione di parlarla in vigore nelle scuole. La lingua ufficiale era il francese e se si sorprendevano gli alunni parlare in reo immediatamente arrivava un colpo di bacchetta sulle mani… Durante la ricreazione veniva data la poreho, conchiglia marrone, a chi parlasse la sua lingua e guai a farsela trovare in mano al suonare della campanella… Un’intera generazione è stata condizionata da queste punizioni, la poreho è rimasta imprigionata nella parte più profonda del ventre dei polinesiani, e oggi la loro lingua rischia l’estinzione. Che fare? Viviamo la nostra lingua e trasmettiamola alle future generazioni, così il reo Ma’ohi continuerà a esistere e la cultura polinesiana si tramanderà nei secoli.
Ottima la prestazione di danza di questo gruppo: si vede che Moon, insegnante del Conservatorio e capo del gruppo, ha curato coreografia, allineamenti e costumi per ottenere un bel risultato.
Quest’anno la battaglia fra i gruppi in categoria Hura Ava Tau, amatori, è tesissima, stanno passando sul palco artisti di grande livello.