Intervista a un’insegnante walser di Gressoney
Diversi intellettuali della valle di Gressoney si sono dati da fare per difendere ed illustrare la cultura walser. Tra le pubblicazioni più interessanti sull’argomento ricordiamo: R. Mortarotti, /I Valser, A. Giacalone Ramat, Lingua, dialetto e comportamento linguistico; Curta, Guindani, Gressoney: un secolo di fotografie; B. Salvadori, B. Favre, Walser, témoignages d’une civilisation; P. Zürrer, Wortfelder in der Mundart von Gressoney. Tra i periodici, citiamo il semestrale Wir Walser e la rivista annuale Augusta.
Per conoscere meglio l’attuale realtà gressonara, abbiamo rivolto qualche domanda alla professoressa Alys Barrel che insegna alla scuola media di St. Jean e si impegna da anni nella promozione della lingua e della cultura locali:
Professoressa Barrel, qual è la situazione della lingua walser nella scuola?
Nel ’48 siamo stati dimenticati dallo Statuto per l’autonomia della Valle d’Aosta. Solo successivamente è stato inserito il tedesco nel normale orario scolastico: a Issime, a St. Jean e a La Trinité le elementari dispongono di un’ora alla settimana; la scuola media di St. Jean prevede tre ore di tedesco per la prima e la seconda classe, cinque per la terza. L’esame viene poi sostenuto presso l’istituto Goethe di Torino.
Non esiste, quindi, un esame di lingua walser.
No, tuttavia si stanno organizzando dei corsi di “ditsch “. Si tenga però presente che, qui, i bambini imparano questa lingua in famiglia. In ogni modo, quando insegno tedesco, faccio sempre della comparazioni tra le due lingue affini.
Quali sono i rapporti con i vostri connazionali di Alagna, Macugnaga, Rima, ecc.?
Abbiamo scambi periodici: nel settembre scorso ci siamo incontrati nel Liechtenstein, altra terra walser, e prevediamo di incontrarci nuovamente ad Alagna. Torniamo alla situazione etnica, dei giovani in particolare. Noi cerchiamo sempre occasioni di incontro e di divertimento per usare con essi la nostra parlata: recite, spettacoli e cosi via; ad esempio, a fine d’anno organizziamo una grande festa con recita in collaborazione con la suora dell’asilo, che è di Lecce… non si stupisca, questa persona fa miracoli per i bambini: è venuta da me quattro anni fa con un registratore e si è imparata tutte le frasi – diminutivi compresi – tramite le quali rivolgersi ai più piccini. Ora parla correntemente in “ditsch”.
I veri problemi sono rappresentati dal turismo e dalla televisione; non ho niente contro i turisti, per carità, ma a volte accade che i bambini di qui vengano irrisi dai coetanei della pianura, quando parlano walser, e così si bloccano, si intimidiscono… Per non dire, poi, che a casa sono costretti ad ascoltare la televisione in italiano. Eppure sembra mancare – diversamente da altre realtà minoritarie – una spinta politica in senso autonomistico. Non mi intendo di politica, ma ho l’impressione che la nostra gente non senta tanto il bisogno di distinguersi per le proprie peculiarità. Forse perché ci troviamo all’interno della Valle d’Aosta, un po’isolati.
Alle elezioni siamo più portati a votare per le persone piuttosto che per i simboli, almeno localmente. Basterebbe che mantenessero un po’ di più le loro promesse…