Scioperi e proteste in Libano. Difficile stabilire quanto abbiano influito le notizie in merito alla costosa (anzi, costosissima, si parla dell’equivalente di 16 milioni di euro versati sul conto bancario di Candice van der Merwe) relazione del primo ministro Saad Hariri (49 anni, una moglie e due figli, figlio dell’ex leader sunnita Rafiq) con la modella e indossatrice sudafricana (bianca, 26 anni, segni particolare: bellissima).
Di sicuro, non si trattava di un rigurgito “moralista”, ma piuttosto di una presa di coscienza collettiva.
In un primo momento si sospettava una truffa o un’operazione di riciclaggio, ma alla fine dell’inchiesta condotta dalle autorità sudafricane è stato appurato che non siamo di fronte a un reato: il denaro proveniva effettivamente dal capitale personale dell’interessato (circa due miliardi di euro). Tuttavia la scoperta che mentre lo Stato rischia la bancarotta e la crisi – sia economica sia finanziaria, la più grave degli ultimi 25 anni – colpisce ampi settori della società libanese, qualcuno, un esponente della casta, si arricchisce e si diverte alla grande, non deve aver lasciato indifferente l’opinione pubblica.
In sintesi. In risposta all’appello lanciato dalle reti sociali, numerose manifestazioni di protesta si sono svolte già domenica 29 settembre nel centro di Beirut e in diverse altre zone del Libano. Per denunciare non soltanto l’operato (peraltro umanamente comprensibile) di Saad Hariri, ma l’intera classe politica accusata di corruzione e dilapidazione dei fondi pubblici.
I cartelli inalberati dai manifestanti (in gran parte, a quanto sembra, non affiliati ad alcun partito politico) e i loro slogan denunciavano l’incuria, la scarsa competenza delle autorità. Non sono mancati scontri con le forze dell’ordine, in particolare quando alcuni giovani contestatori hanno cercato di avvicinarsi alla sede del primo ministro (il “Grand Sérail”). Diverse strade venivano poi occupate con improvvisate barricate a base di cassonetti e copertoni dati alle fiamme. Lo stesso avveniva contemporaneamente in altre località del Paese dei Cedri.
Nei giorni precedenti si era assistito anche a un’ampia mobilitazione degli addetti alle pompe di benzina.
Va segnalato che la crisi – presumibilmente la più grave degli ultimi 25 anni – ha causato una perdita di valore della moneta nazionale, una notevole penuria di dollari (da oltre 20 anni ancorati alla lira libanese), difficoltà nell’approvvigionamento di medicinali e centinaia di licenziamenti (anche nelle aziende del clan Hariri).