Hanno volti sereni a sorridenti, pieni di rughe sotto il fazzoletto bianco che portano in testa. È il pannolino di cotone che si usava una volta per i neonati. Il pannolino che hanno usato per i loro figli.
Sono 40 anni che le Madri di Plaza de Mayo si ritrovano ogni giovedì in questa grande piazza; nei periodi più bui rischiando la vita come Azucena Villaflor, scomparsa il 10 dicembre 1977, ricorrenza della Giornata Internazionale dei Diritti Umani, dopo aver fatto pubblicare sul quotidiano l’annuncio con i nomi di tutti i loro figli, i desaparecidos. La sera stessa venne prelevata dalla sua casa di Avellaneda, sobborgo di Buenos Aires, da una patota, una pattuglia di sgherri della dittatura, e reclusa in uno dei più terribili tra i 610 campi di concentramento allora esistenti: quello della ESMA, Escuela de Mecanica de la Armada, la scuola ufficiali.
A fine dicembre iniziarono a circolare voci sulla scoperta di corpi femminili portati a riva dai forti venti che soffiavano dall’Atlantico verso la foce del Río de la Plata: erano vittime dei cosiddetti “voli della morte” (dopo il golpe militare del 1976, molti dissidenti furono precipitati in alto mare dai velivoli dell’aeronautica argentina).
Solo nel 2004, con la ripresa della democrazia, venne effettuata l’analisi del DNA e si seppe: i cadaveri appartenevano a due suore e cinque donne scomparse tra l’8 e il 10 dicembre 1977, e Azucena era tra loro. Le sue ceneri e quelle di altre due fondatrici della Asociación Madres de Plaza de Mayo sono state sepolte ai piedi della Piramide di Maggio, nella grande piazza, l’8 dicembre 2005.
I figli di queste donne svanirono nel nulla durante il Processo di Riorganizzazione Nazionale, tra il 1976 e il 1983, condotto dalla dittatura militare capeggiata dal generale Videla, il periodo più oscuro e repressivo nella storia dell’Argentina.
Il 30 aprile 1977, Azucena Villaflor aveva proposto alle altre 14 madri di detenuti scomparsi: “Individualmente non riusciremo a ottenere nulla, perché non andare tutte a Plaza de Mayo? Quando Videla vedrà che siamo tante, dovrà riceverci.” Così iniziò la loro prima manifestazione davanti alla Casa Rosada, sede del governo. Era proibito riunirsi in gruppi di tre o più persone, era proibito restare in piedi fermi in una strada pubblica, per questo le donne cominciarono a camminare in cerchio con passo lento intorno alla Piramide di Maggio, sottobraccio a due a due.
Oltre ai 30.000 giovani scomparsi esiste un’altra questione scabrosa. Molte ragazze erano in stato interessante quando furono prelevate: una volta nati, i bambini vennero dati in adozione a famiglie benestanti legate al potere. Le Madri di Plaza de Mayo sono anche le nonne di quei piccoli, e oltre a volere notizie dei propri figli stanno anche cercando di ritrovare i nipotini.
Ho sfilato insieme a loro. Ero andata per vedere e fotografare, ma non ho potuto resistere. Camminavo e le lacrime colavano libere dai miei occhi, pensando al dolore di quelle madri che da 40 lunghi anni non hanno ancora perso la speranza di ritrovare le proprie creature scomparse. Perché quando si è madri, lo si è per sempre.