Roberto Albano De Rosa ci segnala un articolo del “Giornale” in cui la questione toponomastica in Trentino Alto Adige viene affrontata in modo confuso e con la conseuta arroganza tricolore nei confronti delle minoranze. Il pezzo si intitola La Consulta sull’Alto Adige: “Vietati i nomi solo in tedesco: serve anche l’italiano”.
In Alto Adige – come in tutto il resto del nostro Paese – le città devono continuare ad avere i nomi italiani. A stabilirlo è la Corte Costituzionale, che spegne così le speranze di quei sud-tirolesi che sognavano il ritorno a una situazione in cui la lingua tedesca (o ladina) fosse l’unica sui cartelli e sulle cartine.
Con la sentenza 210 la Consulta ha dichiarato incostituzionale una legge della Regione Trentino-Adige con cui si istituiva il nuovo Comune di Sèn Jan di Fassa-Sèn Jan. Una denominazione in cui l’italiano praticamente spariva, a favore della sola espressione in ladino. Una soluzione impraticabile e che dovrà essere rivista: il nuovo Comune dovrà chiamarsi San Giovanni di Fassa-Sèn Jan. Ripristinando le proporzioni fra italiano e ladino.
I giudici costituzionali hanno ribadito infatti che la lingua di Dante è “l’unico idioma ufficiale del sistema costituzionale”, in cui detiene un ruolo di “primazia”. Le minoranze linguistiche sono riconosciute e protette dalla Carta ma non possono in ogni caso avere la preminenza sull’italiano. Passi il bilinguismo obbligatorio, sembra dire la Corte, ma la lingua nazionale deve restare ben presente e visibile. […]
Un boccone molto amaro da digerire per i falchi della Sudtiroler Volkspartei, che da anni si battono appassionatamente per imporre il monolinguismo tedesco in molti toponimi dell’Alto Adige.
Peccato che – come sottolinea Roberto Albano nel video sottostante – i sogni sudtirolesi e la SVP non c’entrino un bel niente con questo discorso, essendo Sèn Jan in Trentino.